Conosciuto in Cina e Giappone già dall’antichità, il cedro Mano di Buddha è un agrume ornamentale dall’estetica curiosa e caratteristica, chiamato così proprio per la forma unica dei suoi frutti i cui spicchi non si formano nella classica forma tondeggiante, ma ognuno si sviluppa separato dagli altri, dando l’effetto di una mano con delle dita.
Dal nome scientifico Cytrus medica var. sarcodatylus, i suoi rami sono lunghi e ricoperti di spine lunghe anche qualche centimetro, con una fioritura che dura tutto l’anno, anche se i fiori si trovano abbondanti in primavera. I frutti, una volta maturi, permangono a lungo sulla pianta.
Aperte o chiuse, le dita di questo agrume possono essere da cinque fino addirittura a venti e il frutto può crescere fino a oltre 30 centimetri!
La buccia del Cedro mano di Buddha costituisce circa il 70 per cento dell’intero frutto, pertanto la sua polpa è limitata e non particolarmente succosa.
Il suo sapore è però molto particolare così come è intenso il suo profumo, e sebbene non possa essere consumato come un classico agrume come ad esempio un’arancia o un pompelmo, se ne utilizza la buccia e la scorza: il loro utilizzo aggiunge ai piatti un sapore simile a quello del limone ma particolare e riconoscibile.
Il suo arrivo in Italia è opera dei persiani e a oggi la coltivazione è diffusa prevalentemente al sud della penisola. È ancora coltivato in tutto l’oriente, non solo a scopo divinatorio, ma anche a scopo terapeutico. È comunemente usato in cucina e largamente utilizzato sia in ambito cosmetico che come rimedio naturale.
Curiosità: Cinesi e giapponesi utilizzano il frutto per profumare le camere, oggetti personali e vestiti e in Giappone, la mano di Buddha è un regalo popolare di Capodanno come segno di buona fortuna.